Deus Ex Machina

Deus Ex Machina, Deus Ex Machina

Simbolo della tragedia greca, il deus ex machina è molto comune nei testi degli esordienti. Ma di cosa si tratta e perché andrebbe evitato?

Il suo significato letterale è divinità dalla macchina. Questa frase deriva da un meccanismo tipico della tragedia greca: un personaggio che, al termine della storia, entrava in scena per risolvere una situazione che in precedenza sembrava senza soluzione. Tale personaggio veniva calato dall’alto attraverso un macchinario simile a una gru; da ciò deriva il nome.

Oggi, però, il suo significato è cambiato. Il deus ex machina viene infatti utilizzato in ambito narrativo per indicare quella svolta inaspettata nel corso della trama (di solito alla fine, ma non sempre) che risolve uno o più problemi in maniera “fortuita”, senza una vera correlazione di causa ed effetto.

Facciamo qualche esempio. Il nostro protagonista, un cavaliere, è intrappolato nella tana del drago dalle scaglie d’argento. L’ingresso è bloccato da un macigno e non ci sono altre vie di fuga. Poi, però, arriva suo zio (di cui magari abbiamo sentito già parlare, ma non sapevamo fosse alla sua ricerca) che sconfigge il drago e lo porta in salvo attraverso un’uscita segreta. In alternativa, ad arrivare è un terremoto che distrae il drago e frantuma il macigno, permettendo al cavaliere di fuggire.

Come potrai notare, nel primo caso si è trattato dell’intervento di un altro personaggio, mentre nel secondo è stato un evento naturale a risolvere la situazione. Il deus ex machina, quindi, non si limita a designare un intervento divino come accadeva in origine, bensì qualsiasi tipo di soluzione priva di un fondamento logico e consequenziale.

Attenzione: ciò non significa che questo tipo di intervento rappresenti sempre un deus ex machina. Se prima di questa sequenza narrativa gettiamo degli indizi sul futuro arrivo dello zio o chiariamo che la tana del drago sorge in una zona sismica, allora abbiamo creato un legame causa-effetto e la risoluzione è coerente alla trama. Non è il massimo, però: se facciamo intervenire personaggi o eventi esterni nelle situazioni più difficili, rendiamo il protagonista uno spettatore passivo (difetto già insito nel deus ex machina).

Perché il deus ex machina va evitato? Prima di tutto, perché si tratta di una vera e propria truffa ai danni del lettore. Risolvere una situazione con un deus ex machina significa infrangere la credibilità della storia e dichiarare al lettore che il suo timore sulla sorte del protagonista non ha alcuna importanza, perché ci penserà questo intervento esterno a risolvere tutto. È una storia sprecata: se un deus ex machina può intervenire nel corso della trama, perché non può fare lo stesso all’inizio? E allora che senso ha raccontare questa storia?

Secondariamente, il deus ex machina sminuisce il ruolo del protagonista e, spesso, dei suoi alleati. Non è lui a intervenire in modo attivo e a salvare la situazione, ma assiste passivo a una risoluzione esterna. Il suo viaggio, la sua lotta, la sua esperienza sono stati inutili perché non sarà lui a definire gli eventi. È invece nei momenti di maggiore difficoltà che il protagonista dovrebbe brillare.

Per concludere, quindi, bisogna evitare d’incappare nel deus ex machina. Bisogna invece cercare una risoluzione coerente alla trama e consequenziale a ciò che si è già raccontato; ancor meglio se a intervenire è il protagonista stesso.


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