Questioni di POV

Quante volte avete letto un romanzo talmente bello al punto d’immedesimarvi nel protagonista? Spesso non si tratta di una semplice sensazioneNella vita reale ogni individuo ha un proprio punto di vista (in inglese Point Of View, da cui deriva l’abbreviazione POV), che si distingue da quello degli altri e che si sviluppa in maniera autonoma.

Nella lettura di un romanzo siamo inconsciamente portati a identificare il nostro POV con quello di uno dei personaggi, quasi sempre il protagonista; se lo scrittore è capace, ci farà immergere nella sua storia e ci porterà a pensare che la stiamo vivendo noi stessi.

Per spiegarvi come funziona bisogna parlare dei tre diversi tipi di POV usati in narrativa, detti anche focalizzazioneFocalizzazione Zero, Focalizzazione Interna e Focalizzazione Esterna. In tutti e tre i casi la narrazione può avvenire in prima o in terza persona, sebbene nel primo tipo si preferisca quasi sempre la terza persona.

Nella Focalizzazione Zero il narratore è onnisciente: sa tutto di tutti, vede i pensieri e le sensazioni di ogni personaggio e conosce in anticipo la storia. Il più grave difetto di questo tipo di POV è l’assenza d’immedesimazione: non entriamo nella mente di un singolo personaggio, infatti, bensì in quella di tutti, impedendoci di vivere la storia di persona. Il lettore sa con chiarezza che quella che tiene in mano non è una storia reale, bensì un racconto inventato.

Jack, John e Jill al ristorante. Jill ha occhi solo per Jack, pensa a quanto vorrebbe baciarlo; Jack, dal canto suo, immagina di andare al cinema con la cameriera; quest’ultima, mentre porta la pizza, non può fare a meno di notare John e decide che alla fine del turno, se sarà ancora lì, gli chiederà di uscire insieme; John, infine, ha soltanto un pensiero in testa: la pizza fumante di fronte a lui.

La Focalizzazione Interna avviene quando la storia viene raccontata dal punto di vista di uno dei personaggi. Attenzione: il personaggio non dev’essere necessariamente lo stesso per tutta la durata della storia; ciò che conta è che nel capitolo a lui dedicato (o nel paragrafo, nel caso di capitoli molto lunghi) noi lettori vediamo e sappiamo solo quello che vede e sa lui e ignoriamo ciò che ignora lui.

Jack, John e Jill al ristorante. Jill ha occhi solo per Jack, si morde le labbra e pensa a quanto vorrebbe baciarlo; si accorge però che lui continua a fissare la cameriera. All’inizio è rattristata, poi infastidita; così, quando la cameriera si avvicina, decide di farle lo sgambetto. Quando la cameriera cade, Jill si sente in colpa e vorrebbe scusarsi, ma si ferma perché sente la risata di Jack; è riuscita nel suo scopo e adesso potrà avere Jack tutto per lei.

Il terzo tipo è la Focalizzazione Esterna. In questo caso assumiamo il ruolo di uno spettatore esterno alle vicende; possiamo vedere, ma non provare quello che provano i personaggi né ascoltare i loro pensieri (solo intuire). È quindi l’opposto della Focalizzazione Zero. Di norma la Focalizzazione Esterna segue comunque un personaggio specifico, seppur non mostrandone i processi mentali.

Jack, John e Jill al ristorante. Jill osserva Jack mordendosi le labbra; vede che lui continua a fissare la cameriera. China lo sguardo, poi inizia a battere le dita sul tavolo; alla fine fa uno sgambetto alla cameriera. Quando quest’ultima cade e Jack scoppia a ridere, Jill sorride.

 L’importanza della focalizzazione va ben oltre i tecnicismi. Se Jill, a cui appartiene il POV, conosce John da diverso tempo, io in quanto scrittore non mi soffermerò a descriverlo, a meno che non possieda dei particolari su cui io, al posto di Jill, mi soffermerei; se, invece, Jill non conosce la cameriera, la studierà con attenzione e io scrittore ne farò una descrizione più o meno dettagliata (i cosiddetti “elenchi della spesa” vanno evitati a priori).


Uno degli errori più gravi relativi alla focalizzazione è il salto di POV. Questa definizione non riguarda il passaggio a un diverso POV fra un capitolo e l’altro, ma quello che avviene scorrettamente all’interno di uno stesso capitolo (o paragrafo, come dicevamo prima).

Il metodo migliore per passare da un POV all’altro è semplice: cambiare capitolo o, al limite, lasciare uno spazio bianco. In questo modo avremo iniziato un nuovo paragrafo e il lettore sarà preparato al cambio di POV, uscendo da quello in cui si trova in quel momento.

Se il POV viene cambiato all’interno dello stesso capitolo/paragrafo, invece, rischiamo di disorientare il lettore, costringendolo a uscire senza preavviso dal POV in cui si era immedesimato per farlo entrare in quello di un altro personaggio. Se poi lo forziamo a tornare in quello iniziale finiremo soltanto per irritarlo.

Il salto di POV è da evitare come la peste, perché infastidisce il lettore e mina la qualità del romanzo. Sconsigliato, invece, il narratore onnisciente, perché crea distanza fra la storia e il lettore, relegandolo a mero osservatore della vicenda. La Focalizzazione Interna e quella Esterna rappresentano quindi i tipi di POV attualmente più utilizzati.


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