Tutti i romanzi più famosi, anche quelli ad ambientazione fantasy o fantascientifica, aspirano al realismo. Cosa significa? E cosa differenzia il realismo dalla realtà?
Il realismo:
Essere realistici significa imitare i canoni della realtà (con delle eccezioni, cui tornerò più avanti). Un autore deve sempre porsi come obiettivo il realismo, che si manifesterà in ogni singola scena della sua opera.
Realismo significa prima di tutto coerenza. Un personaggio non cambia atteggiamento da una scena all’altra senza un valido motivo, e anche se lo fa il cambiamento non è mai eccessivo. I protagonisti non accendono un camino per riscaldarsi, se nella scena precedente hanno deciso di dormire con le finestre aperte e senza lenzuola. Un eroe incapace con le armi non diventerà un provetto spadaccino nel giro di un paio di settimane.
Realismo significa anche dare ai personaggi una linguaggio adatto alla loro casta sociale: un senzatetto non userà un linguaggio colto, ed è molto improbabile che un nobile ne usi uno volgare. Significa rendere credibile ogni evento: se nessuno è mai riuscito a sconfiggere il cattivo di turno dovrà esserci un motivo, così come dovrà esserci un perché riguardo al successo dell’eroe. Significa dare una precisa identità sociale, culturale e politica a ogni personaggio, gruppo, organizzazione, nazione e universo narrativo.
Realismo e realtà:
Non sempre, però, realtà e realismo coincidono. Ci sono delle situazioni in cui finiscono per diventare l’opposto. Ecco due concetti da tenere sempre a mente:
- Sebbene aspiri al realismo, ogni singolo romanzo deve rispettare le sue stesse regole interne.
- A volte la realtà è noiosa o, paradossalmente, poco realistica.
Realismo e regole interne:
Partiamo dal primo concetto. Se un romanzo dovesse basarsi completamente sulla realtà, non potremmo avere fantasy né fantascienza. Non potremmo neppure avere romanzi inventati, perché ciò che non è mai accaduto non è reale; in libreria ci sarebbero soltanto biografie, e persino quelle a volte peccano di mancanza di realtà. È per questo motivo che il romanzo dev’essere realistico ma non necessariamente reale. Deve dare una parvenza di realtà, ma nel contempo rispettare le regole interne del romanzo stesso imposte dall’autore.
In un romanzo fantasy può esserci la magia. Nella nostra realtà non esiste, ma se l’autore ha deciso di metterla significa che esiste nella realtà del romanzo. A questo punto non dovrà infrangere le regole interne: se la magia può essere usata solo dai maghi, dovrà essere usata sempre e soltanto dai maghi, a meno di una motivazione valida. Se in una scena viene spiegato che il mago ha bisogno di riposare fra una magia e l’altra, nella scena successiva non potrà scagliare incantesimi a raffica senza subirne gli effetti.
Cambiando genere, se gli alieni hanno invaso la Terra, non basterà la sola presenza dell’eroe a sconfiggerli. Se decidiamo che con la macchina del tempo non è possibile alterare il passato, sarà così per tutto il romanzo.
L’irreale realtà:
Passando al secondo punto, per quanto possa sembrare incredibile la realtà non combacia sempre con il realismo che cerchiamo nei romanzi. A volte è necessario essere irreali per poter essere realistici.
I dialoghi veri, quelli di tutti i giorni, sono pieni di intercalari, suoni privi di significato, pause fra una parola e l’altra e ripetizioni. Se nei romanzi dovessimo riprodurre questi dialoghi finiremmo per annoiare il lettore, oltre a dare un tono artificioso alla storia. I dialoghi dei romanzi devono invece sembrare reali, anche se nella realtà nessuno parla davvero così; nel loro essere irreali appaiono realistici e naturali.
Lo stesso va applicato alle azioni dei personaggi. Spesso l’uomo reale compie azioni in apparenza incoerenti. Se trasposte in un libro, tali azioni potrebbero apparire poco o per nulla realistiche. Allo stesso modo, molte delle azioni da noi compiute sono fini a se stesse, ripetitive e prive di significato; trasposte in un libro non aggiungerebbero nulla sulla personalità del personaggio né porterebbero avanti la storia, ma apparirebbero solo come un riempitivo. Anche azioni più rilevanti, come fare colazione, vestirsi e guidare possono diventare noiose se ripetute; meglio sfruttarle per dare informazioni implicite al lettore.
In generale, quindi, bisogna ambire all’agognata sospensione dell’incredulità, che avviene quando il lettore accetta come vero ciò che accade nel romanzo a prescindere dalla presenza di elementi irreali come la già citata magia. Per riuscirci il romanzo deve sembrare reale ma essere realistico e imitare il mondo che ci circonda ma rispettare le sue regole interne. Deve essere coerente, seguire una sua logica e apparire naturale. Se farlo lo rende irreale poco importa: ciò che conta è il realismo.
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