Uno degli elementi più importanti da tenere in considerazione durante la stesura di un testo, che sia un romanzo, una sceneggiatura o un racconto, è l’uso della punteggiatura. In realtà il suo corretto utilizzo è fondamentale in qualunque testo scritto: documenti legali, foglietti illustrativi, manuali e persino una banalissima lista della spesa necessitano di una punteggiatura precisa e costante.
Questo articolo si soffermerà sulla punteggiatura usata in narrativa; per questo motivo occorre prima di tutto fare una distinzione fra grammatica e stile. Da un punto di vista grammaticale, la punteggiatura ha una struttura rigida: ci sono casi in cui si usa, casi in cui non si usa e casi in cui si può scegliere. Non esistono eccezioni, a parte quelle definite dalla grammatica stessa. Lo stile, però, richiede una maggiore flessibilità; per questo motivo a volte l’utilizzo grammaticalmente scorretto della punteggiatura può essere perdonato se aggiunge un valore maggiore al testo rispetto all’uso corretto. In linea generale, l’errore grammaticale può essere accettato soltanto nel caso in cui il valore stilistico aggiunto sia superiore, cosa che accade di rado.
Fatte le dovute premesse, cominciamo con…
Il Punto
Il punto rappresenta una pausa lunga. È uno dei due segni di punteggiatura più utilizzati in narrativa (l’altro è la virgola) e anche uno dei più abusati. Dato che lo scopo principale della punteggiatura è quello di rendere il testo chiaro e comprensibile, il punto ha il compito di separarlo in periodi, in modo da distinguere i singoli argomenti:
Il cavaliere si avvicinò alla caverna del drago. [azione del cavaliere] Dalle stalattiti gocciolava una sostanza gelatinosa e verdastra, senza dubbio dovuta all’alito pestilenziale del mostro. [descrizione della caverna] La creatura era lì, al centro, appollaiata sopra le ossa delle sue vittime. [azione del drago] Le sue scaglie d’argento rilucevano sotto i raggi di sole che filtravano dalle fratture sulla volta. [descrizione del drago]
Provate adesso a leggere lo stesso brano privo di segni di punteggiatura:
Il cavaliere si avvicinò alla caverna del drago dalle stalattiti gocciolava una sostanza gelatinosa e verdastra senza dubbio dovuta all’alito pestilenziale del mostro la creatura era lì al centro appollaiata sopra le ossa delle sue vittime le sue scaglie d’argento rilucevano sotto i raggi di sole che filtravano dalle fratture sulla volta
Noterete che senza pause (ho tolto anche le virgole) il testo perde gran parte del suo senso; e se, in questo caso, è comunque possibile comprenderne il significato, altre volte diventa quasi impossibile:
Il gatto mangia le zanzare pizzicano le bambine
Forse avete immaginato che il gatto mangia mentre le zanzare pizzicano le bambine (Il gatto mangia. Le zanzare pizzicano le bambine); e se invece fosse il gatto a mangiare le zanzare, mentre le bambine pizzicano qualcun altro (Il gatto mangia le zanzare. Pizzicano le bambine)?
Compresa quindi la sua essenzialità nella grammatica, passiamo allo stile. Il punto ha un ruolo fondamentale nella creazione di un ritmo narrativo; permette infatti di rallentare o viceversa rendere più veloce l’azione. Nelle scene più concitate o in cui sale la tensione (quando ci si spinge verso un climax, per esempio) è buona norma l’utilizzo di frasi brevi e semplici, intervallate spesso dal punto:
Si spostò di lato. Evitò le fiamme per un soffio. Fece una capriola verso la zampa posteriore della bestia. Sollevò la spada ed effettuò un fendente. Il drago spalancò le ali e ruggì.
Se invece vogliamo descrivere una scena tranquilla, che rallenti il ritmo e ci conceda una pausa fra un’azione e l’altra, è meglio distanziare i punti:
Il cavaliere si sedette sullo sgabello offerto dal drago, accanto al tavolino di ossa umane. La creatura sollevò la teiera e ne versò il contenuto in una piccola tazzina decorata con rose gialle. Qualche goccia di tè schizzò sull’armatura del cavaliere, che si pulì con un fazzoletto di pizzo.
Attenzione, però: un elemento fondamentale del ritmo narrativo è la varietà. Un uso eccessivo di punti vicini spezzerà eccessivamente il testo, mentre un uso ridotto renderà più complessa, se non impossibile, la lettura.
Un utilizzo (non esclusivo) del punto è anche quello del ritorno a capo. Così come il punto, il ritorno a capo serve a separare i periodi in un testo; in questo caso, però, la distinzione è maggiore e la pausa più lunga. In narrativa viene solitamente usato quando si passa a un personaggio/luogo/elemento diverso, che si tratti di azione, descrizione o dialogo. Andare a capo troppo spesso spezza il ritmo e andarci di rado crea un muro di testo difficile da leggere.
Passiamo adesso a…
La Virgola
La virgola indica una pausa breve e serve a separare le singole frasi all’interno del periodo; è un’ottima alternativa al punto quando le coordinate rientrano nello stesso argomento:
Matteo studia, Luca guarda la TV e Sara riposa sul divano.
O quando si vogliono aggiungere delle subordinate:
Nonostante la fame, Davide, vegetariano fin dalla nascita, ha mangiato soltanto una mela.
Come avrete notato nel primo esempio ho usato anche una congiunzione, e. Da un punto di vista grammaticale, la virgola e la congiunzione assolvono lo stesso ruolo, quindi l’uso di entrambe potrebbe apparire ridondante; la virgola, però, serve anche a regolare il ritmo narrativo e stilisticamente spetta allo scrittore decidere se è il caso di usarla o di farne a meno. Ci sono comunque dei casi in cui non va mai inserita: fra il soggetto e il verbo, per esempio, o fra il verbo e il complemento oggetto:
Luca, mangia una mela / Luca mangia, una mela
Come nel caso del punto, un utilizzo eccessivamente alto o basso di virgole rende più difficile la comprensione del testo e annulla il ritmo.
Adesso tocca a…
Il Punto e Virgola
Il punto e virgola rappresenta una pausa media; è infatti una via di mezzo fra il punto e la virgola. Il suo scopo è quello di separare due frasi distinte da un punto di vista formale ma non del contenuto:
Roberta non era né alta né bassa, né magra né grassa, né bella né brutta; una persona nella media, insomma.
In grammatica, a differenza del punto e della virgola, il suo utilizzo non è strettamente necessario; per uno scrittore, però, è uno strumento importante perché aiuta a variare il ritmo narrativo e a rendere più scorrevole e comprensibile il testo. Riprendiamo l’esempio precedente:
Roberta non era né alta né bassa, né magra né grassa, né bella né brutta, una persona nella media, insomma.
Usando la virgola poniamo tutto sullo stesso piano, appiattendo lo stile del testo. La conclusione, che riassumeva quanto detto prima, non è più messa in risalto.
Roberta non era né alta né bassa, né magra né grassa, né bella né brutta. Una persona nella media, insomma.
L’uso del punto è più accettabile, perché mantiene una persona nella media in rilievo; nel contempo, però, separa nettamente i due periodi. Come ho già spiegato, l’uso che facciamo dei punti influenza il ritmo narrativo; trattandosi di una descrizione, un ritmo più lento è preferibile. Facciamo un altro esempio:
La prima volta che mi hai telefonato facevo la doccia; la seconda ero in giardino, stendevo i panni; la terza lavavo i piatti, visto che tu non lo fai mai; la quarta ero già a letto.
Qui l’uso del punto e virgola è l’ideale, perché abbiamo un periodo costituito da frasi complete. Le virgole appiattirebbero il testo e lo renderebbero meno chiaro (ne abbiamo giù due); i punti spezzerebbero la narrazione.
È il turno di…
Il Punto Interrogativo
Come pausa, il punto interrogativo equivale al punto normale; possiede, però, una funzione aggiuntiva: segnala la presenza di una domanda diretta (nonché l’intonazione ascendente della frase):
Hai fame?
Può anche indicare stupore:
Che cos’hai detto?
Qui non c’è molto da spiegare. In narrativa se ne usa sempre uno per volta. Domande tipo:
Hai fame??
Oppure:
Hai fame???
Non sono accettabili.
In maniera simile funziona…
Il Punto Esclamativo
Anche il punto esclamativo ha lo stesso valore di pausa lunga del punto normale e del punto interrogativo; la sua funzione è quella di segnalare stupore (anche lui), incredulità, sorpresa o meraviglia e l’intonazione discendente della frase:
Non oserai! / Sei stato tu! / Non ci posso credere! / Sei incredibile!
Anche in questo caso se ne usa uno per volta. È anche importante non abusarne: i punti esclamativi mettono in risalto la frase attraverso un’intonazione ben precisa; quando più frasi possiedono il punto esclamativo tale funzione viene meno.
Ci avviciniamo alla fine, è il momento di…
I Due Punti
I due punti, inseriti sempre in mezzo al periodo, si trovano davanti a una frase il cui scopo è quello d’illustrare o spiegare la frase precedente:
Era un vero maschiaccio: non giocava mai con le bambole, ma preferiva guidare le automobiline radiocomandate dei suoi fratelli maggiori.
Servono anche a introdurre un elenco:
Avevo fame, così ho mangiato: due mele, quattro pere, una banana e sette kiwi.
O un dialogo:
Le dissi: «Vattene, non voglio più vederti.»
Sono un ottimo strumento per variare lo stile e il ritmo narrativo. Attenzione, però: dopo i due punti segue quasi sempre la lettera minuscola. L’eccezione è rappresentata dai dialoghi e dai pensieri diretti, come illustrato negli esempi precedenti.
Passiamo a…
I Punti di Sospensione
La funzione principale dei punti di sospensione, come dice il nome stesso, è quella di sospendere la frase:
Volevo dirti che… no, non fa niente.
Possono indicare un discorso non concluso:
Credevo che tu…
Oppure un’esitazione:
Ma… io…
O un’interruzione:
«Non crederai che…»
«Eccome se ci credo!»
I punti di sospensione sono sempre tre.
Anch’essi vanno usati solo quando necessario. I punti di sospensione distinguono la frase in sospeso rispetto al resto, spingendo il lettore a concentrarsi su di essa; con l’abuso perdono la loro stessa funzione.
Parliamo, infine, di…
Le Virgolette
In narrativa se ne usano principalmente di due tipi: le sergenti, a volte e impropriamente chiamate caporali, (« e ») e le alte doppie (“ e ”).
Sebbene alcune case editrici le utilizzino per introdurre e concludere i dialoghi, le virgolette alte doppie possono essere usate anche per enfatizzare una parola o una frase all’interno del testo:
Era uno strano “bambino”, se così si poteva chiamare.
In questo caso è meglio usare le caporali per i dialoghi, molto più comuni (o, in alternativa, usare il corsivo per le parole da enfatizzare). Come per altri segni di punteggiatura, meglio non abusarne.
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