Ho notato che una delle difficoltà a cui vanno maggiormente incontro gli esordienti riguarda il come scrivere i dialoghi. Non si tratta in effetti di un processo semplice; quante volte ti sei domandato se i tuoi dialoghi sono noiosi, irreali, ridondanti o troppo concisi? In questo articolo ti spiegherò come scrivere e come non scrivere i dialoghi.
Partiamo dal principio: i dialoghi occupano un ruolo di primo piano in un romanzo. Rappresentano il mezzo ideale per trasmettere informazioni e mostrare il carattere e i bisogni dei personaggi. Per questo motivo è essenziale imparare a scriverli correttamente; un romanzo dall’ottima trama e dallo stile scorrevole ma con pessimi dialoghi rischia di essere chiuso dopo poche pagine e dimenticato.
- DIALOGHI REALISTICI, NON REALI. Uno degli obiettivi primari di uno scrittore è quello di creare dei dialoghi il più vicini possibile alla realtà, senza però farli diventare reali. Cosa significa? I dialoghi di tutti i giorni sono ricchi di intercalari, frasi lasciate a metà, parole non dette ma espresse tramite gesti, errori grammaticali e tanto altro. Trasporre questo tipo di dialoghi in un romanzo è un grave errore; i dialoghi devono soltanto sembrare reali ed essere in realtà più puliti e chiari.
- CAMBIA REGISTRO. Non parliamo tutti allo stesso modo. Te ne sarai accorto nella vita quotidiana: i bambini usano un linguaggio semplice, un professore preferisce parole più colte, una donna anziana utilizza termini oggi meno utilizzati. Ogni personaggio nel tuo romanzo ha una sua personalità e una sua storia; è logico quindi che abbia anche un suo registro. Non solo: il suo registro si adatterà anche in base alla situazione, e così dovrai fare tu quando scriverai i suoi dialoghi.
- DAI LORO UNO SCOPO. I dialoghi devono esistere per un motivo specifico: portare avanti la trama, caratterizzare un personaggio e/o informare il lettore. Evita righe di dialogo prive di scopo, ogni frase nasconde una motivazione, così come ogni dialogo cela i bisogni, i desideri e gli obiettivi degli interlocutori.
- NON DIMENTICARE IL CONFLITTO. Ogni dialogo ne possiede uno. Può essere esplicito, un vero e proprio scontro verbale fra i due o più personaggi, oppure (e ancora meglio) implicito, dove gli obiettivi sono nascosti e ciò che viene detto non corrisponde a ciò che i personaggi pensano o a ciò a cui vogliono arrivare.
- LIMITA LE DIALOGUE TAG. Mi riferisco ai verbi che esplicitano a chi appartiene una linea di dialogo. Una varietà eccessiva rischia di spingere il lettore a concentrarsi più sulle dialogue tag che sui dialoghi. È meglio invece usarne una varietà limitata: dire, domandare, chiedere e rispondere sono i verbi principali, a cui possiamo aggiungere sussurrare, urlare e gridare. Il lettore tende a ignorare i disse e porrà tutta la sua attenzione sui dialoghi. Allo stesso modo, se è chiaro quale personaggio dice una linea di dialogo è meglio evitare qualunque dialogue tag.
- NON COMMENTARE. Spesso è sufficiente il dialogo per capire il tono, la reazione e il comportamento dei personaggi. Non è necessario dire che il protagonista è entusiasta, è triste, è arrabbiato: lo farà il dialogo (e le sue azioni).
- ALTERNA. Non scrivere righe e righe di dialogo. Meglio alternare con azioni e descrizioni. I tuoi personaggi, infatti, non si fermeranno a parlare; mentre dialogano compiono anche altre azioni, camminano, bevono, mangiano e altro ancora. Allo stesso modo, il mondo che li circonda è in movimento: comincia a piovere, passa il treno, qualcuno ascolta la musica, suona un telefono. È importante, però, che queste azioni e descrizioni siano ben contestualizzate e non servano soltanto da riempitivo.
Adesso tocca a te. Prova a seguire questi consigli e vedrai che i tuoi dialoghi diventeranno più realistici, chiari e brillanti!
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